Gaetano e Joseph Anton Koch?
Ritratto di Gaetano Koch ad opera di Giovanni Capranesi dall'Accademia di San Luca. |
L'architetto Gaetano Koch, come si vede da questo ritratto, non era affatto di razza latina: suo nonno era Joseph Anton Koch, nato nel Tirolo austriaco nel 1768. Egli è importante perché fu, nei suoi anni, un pittore molto affermato (ancora oggi esiste un suo ritratto presso il Caffè Greco), amico caro di Bertel Thorvaldsen (con cui condivise l'alloggio a via Sistina) e punto di riferimento, sia per le sue doti di paesaggista (era contadino figlio di contadini) sia per le sue doti compositive, per tutti i Tedeschi a Roma e soprattutto dei Nazareni di Friedrich Overbeck, con i quali lavorò alla decorazione del casino Massimo nel 1819.
Paesaggio con arcobaleno di Joseph Anton Koch. |
A lui fu affidato il ciclo di affreschi raffiguranti la Divina Commedia: è notevole evidenziare come egli lavorasse ad affresco per la prima volta in questa occasione, a quanto mi si riferisce, alla bella età di 57 anni ed è notevole evidenziare la forte qualità espressiva del suo stile.
Il figlio Augusto gli diede poi per nipote Gaetano Koch. Egli fu accademico di San Luca e, a quanto mi risulta ( http://books.google.it/books?id=KOy_q2HIzgMC&pg=PT347&lpg=PT347&dq=gaetano+koch+accademia+di+san+luca&source=bl&ots=D4ECIWa3M6&sig=EJN5s2edxSKb1EAAi0E75kuV_4M&hl=it&sa=X&ei=xrz4UrTSCeOG4gSy24GwAw&ved=0CGwQ6AEwBw#v=onepage&q=gaetano%20koch%20accademia%20di%20san%20luca&f=false ), cominciò a lavorare appena laureato, nel 1872 (...poteva già aver edificato un edificio a 21 anni?).
Lo ricordiamo inoltre come l'architetto di Piazza dell'Esedra, oggi Piazza della Repubblica, e come uno dei condirettori, assieme a Manfredo Manfredi e Pio Piacentini, dei lavori per l'Altare della Patria dopo la morte del suo progettista, Giuseppe Sacconi.
Colpisce molto la differenza che passa tra nonno e nipote: bucolico, fantastico ed espressivo il primo; razionale costruttore, eclettico decoratore e "moderno" il secondo. Se si vuole intendere almeno un po' lo shock anafilattico che fu l'arrivo dei Savoia per la Roma del Papa-Re si confrontino i due personaggi.
Addenda et corrigenda.
Non ho enfatizzato abbastanza l'importanza che rivestì Piazza Vittorio Emanuele II per il programma edilizio della Roma sabauda.
Lo sbancamento della collina: il caso di Sant'Eusebio.
A Roma le ambizioni edilizie dei sovrani che volevano manifestare chiaramente il "nuovo corso" rappresentato dal loro regno si è sempre scontrato, sin dall'epoca più antica, con la conformazione dei sette colli: come non ricordare ad esempio lo sbancamento della Sella Quirinalis, che connetteva Quirinale e Campidoglio, per costruire il Foro di Traiano?
Stessa cosa fecero i Piemontesi a Roma: il colle Esquilino, come si nota ancora oggi, non ha una forma molto regolare e questo disturbava particolarmente i progetti edilizi per l'edificando quartiere residenziale, che doveva essere il più comodo possibile e doveva permettere la maggiore monumentalità possibile. Si ricordi che la Roma di Pio IX non aveva una borghesia organizzata e che la monumentalità del Campo Marzio era spiccatamente aristocratica, finalizzata all'annichilimento del singolo di fronte al Papa-Re e alla sua Corte (mai più appropriata fu la frase di Alberto Sordi nel Marchese del Grillo: "Perché io so' io, e voi nun siete un cazzo!"): come fece presente anche Giuseppe Ungaretti nel parlare della sua poesia, una architettura urbana di questo tipo tende a rendere insignificante ogni tentativo di cambiamento o di innovazione: la Roma di Pio IX è un perfetto microcosmo autosufficiente.
I Savoia voglio spezzare questo monismo e l'unico modo è creare una seconda Piazza del Popolo potenziata (si noti: Piazza Vittorio ha un doppio tridente di strade che partono dai suoi lati brevi) che parli però un linguaggio eminentemente borghese e che mostri la borghesia come la nuova aristocrazia del Regno (chi non ricorda Il Gattopardo e l'analisi lucidissima dell'evoluzione della società?).
A chi oggi volesse cogliere cosa resta del vecchio colle non resterebbe che osservare il pino presente sui "Trofei di Mario" e constatare quanto sia sopraelevato rispetto al terreno e la chiesa di Sant'Eusebio, la cui scalinata è decisamente sabauda:
Ah, la chiesa prima dell'arrivo dei Piemontesi sorgeva in posizione isolata...
Questo dovrebbe far capire che in effetti una chiesa a Piazza Vittorio Emanuele II c'è, ma che effettivamente è talmente ben nascosta da non notarsi quasi mai.
Piazza Vittorio come era + un confronto con Piazza Statuto a Torino.
Risulta infine opportuno, per capire davvero il valore artistico di Piazza Vittorio, ricordare come era e confrontarla poi con Piazza Statuto, anche essa ripresa come era, nel lontano 1865.
Come si può ben notare le due piazze appaiono decisamente molto simili: c'è però da notare la maggiore varietà, piena di romanità, di Piazza Vittorio e la più proporzionata regolarità di Piazza dello Statuto.
Personalmente trovo molto più bella Piazza dello Statuto: non solo per la maggiore varietà cromatica, ma anche per la migliore coerenza stilistica (non tutti i matrimoni, in effetti, finiscono bene) e per la migliore moderazione, tipicamente piemontese e tipicamente in concordanza con il resto della città.
Sospetto che, oltre a Koch, gli altri artefici di Piazza Vittorio fossero decisamente dell'Italia Centrale: ciò spiegherebbe l'effetto dello stile così particolare della piazza, tipico di chi parla un linguaggio che non gli è proprio e lo adatta alla propria fonetica nativa.
Ma queste sono solo ipotesi.
Personalmente trovo molto più bella Piazza dello Statuto: non solo per la maggiore varietà cromatica, ma anche per la migliore coerenza stilistica (non tutti i matrimoni, in effetti, finiscono bene) e per la migliore moderazione, tipicamente piemontese e tipicamente in concordanza con il resto della città.
Sospetto che, oltre a Koch, gli altri artefici di Piazza Vittorio fossero decisamente dell'Italia Centrale: ciò spiegherebbe l'effetto dello stile così particolare della piazza, tipico di chi parla un linguaggio che non gli è proprio e lo adatta alla propria fonetica nativa.
Ma queste sono solo ipotesi.
Il punto a favore della Piazza Vittorio è il giardino, di cui parleremo nella terza puntata.
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